venerdì, settembre 09, 2005

IL VALORE DELLA FELICITA'

La marca, generatrice di felicità, deve continuamente aumentere il proprio potere evocativo, la propria capacità di ricordare ai consumatori i benefici e le esperienze gratificanti che essa ha prodotto per loro.
Un esempio, fra i tanti: l' invenzione e l' introduzione sul mercato delle prime macchine per lavare i panni, antesigne delle moderne lavatrici, furono accolte con sollievo e ammirata soddisfazione. Lo stesso sollievo e la stessa soddisfazione suscitati da ogni innovazione industriale che ha contribuito a semplificare la nostra vita.
Se ne trae che ancora oggi, quando la pubblicità e il marketing parlano di detersivi, o delle loro funzioni più ananzate, si dovrebbe deteminare nei consumatori un' inconscia, dilagante memoria di felicità. "Difficilissimo"; inquanto la comunicazione è in difetto, rispetto alla marca: i consumatori non sono statue, bensì esseri viventi con capacitàdi evolvere; mentre chi comunica, spesso, li tratta come statue.
I messaggi vanno modulati, quelli troppo collegati agli istinti, come quelli che infarciscono la pubblicità dei nostri tempi, colpiscono solo la parte destra del nostro cervello, mentre per incidere sul ricordo è necessario saper stimolare anche quella sinistra.
Quando ciò avviene, si verifica un fenomeno analogo a quello cho contraddistingue la vera arte, capace di indurre nei fruitori una sensazione emozionale permanente e resistente al tempo; quindi se l' obbiettivo è quello di far ricordare un messaggio, occorre comunicare un senso critico al consumatore, trovando il giusto equilibrio tra quelli che il sociologo McLuhan definiva i media caldi, atti a coinvolgere emotivamente, e i media freddi nei quale prevale la razionalità. Solo così, generando un cocktail fre lati razionali e emozionali, la comunicazione può diventare memorabile.
Fonte: 1/2 Minuto Magazine

mercoledì, settembre 07, 2005

MARCHE A 300 all' ora

Forse pochi lo immaginano, ma lo spazio delle monoposto di Formula1 piùesposto all' occhio delle telecamere, e quindi più appetibile per ospitare messaggi pubblicitari, è il cosiddetto "tub side". Letteralmente "lato della vasca" è il tratto superiore del telaio, quello che si estende dall' abitacolo al musetto.
Il tube side, secondo una ricerca dell' istituto Margaux Matrix relativi alla stagione 2004 di Formula1, ha conquistato una visibilità televisiva pari 29,55% dell' esposizione totale di una vettura durante un Gran Premio.
La grande visibilità di questo spazio è dovuta principalmente alla decisione, presa nel 2002 dalla Fom di cedere alle emittenti televisive il diritto di utilizzare la camera-car. Ciò ha comportato l' utilizzo intensivo di questo strumento che durante lo scorso anno ha effettuato quasi il 50% delle inquadrature delle marche sponsor dei Gran Premi.
Tra gli altri spazi maggiormente esposti alle telecamere abbiamo: la perte frontale dell' alettone posteriore, il lato abitacolo, gli specchietti retrovisori e l' alettone anteriore.
Tali posizioni, anche se assicurano una buona visibilità, vengono utilizzate molto più sporadicamente nella loro funzione di "veicoli pubblicitari". Un caso su tutti è quello della scuderia Renault che si è distinta per il maggior sfruttamento degli specchietti, infatti il logo della compagnia petrolifera Elf è ben visibile sulla perte superiore e leterale degli specchietti; occupando ben il 24,48% del tempo televisivo dedicato alla Renault.
Fonte: IL GIORNALE

martedì, settembre 06, 2005

PROFUMO DI LIBERTA'

E' stata l' alchimia prodotta dal boom economico degli anni cinquanta e della rivoluzione sessuale degli anni sessanta a spianare la strada al deodorante. Nel decennio successivo, la nuova categoria di prodotto si affaccia timidamente al mercato italiano. Soddisfatti i bisogni primari, nella società si inizia a difondere una consapevolezza nuova: il corpo diventa un oggetto del deiderio e il suo mantenimento una responsabilità. La cura della persona diventa semprepiù importante.
Lo sa bene Manetti-Roberts che, giocando fortemente in anticipo, registra il marchio "Deodoro"alla metà degli anni quaranta. Passerà ancora del tempo, però, prima che il prodotto conosca una diffusione di massa.
Prima ancora, infatti, bisogna trovere il modo di comunicare questa esigenza; a ciò il marketing trova la risposta: le donne. Sono loro a far da tramite per una modalità di consumo emergente ed è a loro che la pubblicità suggerisce nuove priorita.

Fonte: IL CORRIERE DELLA SERA

venerdì, settembre 02, 2005

FANTALINGUAGGIO

Nel linguaggio della pubblicità si deve perseguire il più alto livello d' intensità espressiva e di suggestione psicologica; per ottenere questo si fa ricorso talora an un vero e proprio "fantalinguaggio", in quanto esso travalica le possibilità formali della lingua stessa.
Il pubblicitario gioca con le parole, le desemantizza, le declassa a puri suoni, la parola diventa qualcosa da smontare e rimontare: quindi il fantalinguaggio pubblicitario è anche un linguaggio ludico.
L' utilizzo della lingua a scopi pubblicitari si deve necessariamente svolgere però secondo vere e proprie forme di creatività linguistica; a ciò hanno consentito l' utilizzo delle figure retoriche di una sintassi "spezzata", a frasi brevi e a periodi uniproposizionali. Tutto ècomunque lasciato all' espressività, e necessario che il linguaggio sia suggestivo e fresco, non deve suonare monotono.
Quindi siamo giunti alla conclusione che la lingua della pubblictà non è di per se stessa un linguaggio autonomo, quanto piuttosto un sotto-codice all' interno del sistema della lingua italiana; il quale permette di svolgere al meglio la funzione conativa, cioè il segno linguistico che spinge direttamente l' acquisto del prodotto.

Fonte:"L' occulto del linguaggio" di Francesca Romana Pugelli
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